Daria Bignardi - L'amore che ti meriti
12/novembre/2014
Luciana Tufani Editrice - Leggere Donna (n. 166)
Il nuovo libro di Daria Bignardi raccoglie in sé diversi generi letterari; è un giallo sentimentale, un romanzo intimista a sfondo familiare, ma è soprattutto un bel libro, che cattura il lettore e lo traghetta dalla prima all’ultima pagina senza un attimo di noia.
La storia è ambientata a Ferrara, che è molto di più di un semplice fondale e presta il suo fascino ai personaggi, che si muovono tra le sue antiche strade, le chiese, i giardini nascosti, le ombre dei palazzi silenziosi. Personaggio essa stessa nel suo splendore invernale, visibilmente oggetto d’amore, ”l’amore che si merita” da parte dell’autrice.
Come il titolo lascia intuire uno dei temi centrali del romanzo è la ricerca dell’amore; la sua presenza o assenza condizionano la vita dei protagonisti, le cui storie s’intrecciano su due piani paralleli a distanza di trent’anni.
Alma, la madre, ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza nel caldo bozzolo di una famiglia borghese, apparentemente serena, in compagnia di un fratello, Maio, di solo un anno più giovane, con cui ha condiviso giochi, studi e amicizie fino alla soglia dei diciott’anni. Poi di colpo l’incanto si rompe, i due fratelli provano l’eroina, quasi per scherzo; Alma ne esce subito intatta, Maio invece ne resta invischiato.
In casa cercano di aiutarlo, ma non trovano il modo giusto; è difficile certo, e la stessa Alma non riesce a stargli vicino, a dimostrargli “l’amore che si merita” così un giorno Maio scompare, forse suicida, forse annegato nel Po. Per tutti gli anni a venire Alma si porta dietro i suoi sensi di colpa e il suo dolore. Va a vivere a Bologna, si sposa presto, ha una bambina, Antonia, e neanche a lei racconta nulla del suo passato.
Nonostante la sua città sia così vicina non torna più a Ferrara. Così vicina ma così lontana, così chiusa e remota e di questa diversità si accorge subito Antonia, quando a trent’anni, in attesa del primo figlio, riceve infine dalla madre qualche informazione confidenziale sulla sua famiglia di origine. Antonia è curiosa, vitale, interessata alle cose e alle persone e decide subito di partire per Ferrara; vuole sapere, capire quel che successe in quei primi anni ’80, quando nel giro di pochi mesi suo zio scomparve e i suoi nonni morirono.
Eccola quindi a Ferrara “dove tutto è circoscritto, nascosto. Il Castello è circondato dal fossato, il centro è circondato dalle Mura, i giardini sono interni, circondati dalle case, persino le tende delle finestre, color cotto, sembrano pensate per confondersi coi muri e nascondere segreti”.
Saranno gli incontri e i colloqui con una amica della giovinezza di Alma e con una anziana signora ebrea a svelarle pian piano la vera storia della sua famiglia, i suoi legami con la Storia della città, dalla tragedia della guerra, al periodo del disagio giovanile di fine anni ’70, facendole comprendere come i turbamenti e la angosce di sua madre abbiano radici antiche.
Esiste quindi una spiegazione al dolore che ha soffocato la vita dei suoi, causando la scomparsa dello zio, il suicidio del nonno, la fuga di Alma, eppure vien da chiedersi se davvero gli avvenimenti possono essere stati sufficienti a provocare un tale disastro. Perché alcune famiglie fanno fronte compatto davanti al male, mentre altre ne restano travolte? O forse si tratta solo della qualità del bene che le persone riescono a trasmettersi l’un l’altra?
Quel che Alma ragazza non riuscì a fare, riesce però ad Antonia, che forte dell’amore per il suo uomo e per il figlio che porta in grembo, accetta la verità che ha appena conosciuto, la condivide con il padre, proteggendo la madre da quanto potrebbe ancora turbarla.
Alma e Antonia sono quindi le due facce di una stessa medaglia, come già in qualche modo fa intuire l’alternanza dei capitoli in cui la Bignardi da voce ora a una, ora all’altra.
Alma porta con sé il peso dei ricordi e dei rimorsi di cui non riesce a liberarsi nonostante conduca una vita apparentemente serena e realizzata, un peso che non le ha concesso di indagare e comprendere appieno le cause delle sventure familiari.
Antonia, che non le ha vissute direttamente, potrà invece riuscire ad arrivare al fondo, alle origini di tutto. Serve una diversa generazione per trovare la giusta distanza, la giusta serenità e la purezza di cuore necessarie ad affrontare il male senza farsene coinvolgere.