G. Galeotti - In cerca del padre
Editore: Laterza, Bari 2009
Recensione:
Luciana Tufani Editrice - Leggere Donna (n. 142)
settembre-ottobre 2009
Quanto é cambiata la nozione della figura paterna attraverso i secoli e le diverse società che ci hanno preceduti? E soprattutto cosa é avvenuto in Occidente negli ultimi duecento anni per cui il concetto di padre si é profondamente modificato?
A queste domande risponde il libro di Giulia Galeotti, attraverso un esame attento e approfondito dell’argomento nei suoi vari aspetti, storici, sociologici e antropologici, valendosi di ricerche approfondite e utilizzando le fonti più disparate, testi e documenti di storia e diritto principalmente, ma anche esempi tratti da opere di narrativa e persino da noti episodi di attualità.
Sin dall’epoca romana si era affrontato il delicato problema dell’attribuzione della paternità dei nuovi nati affidandosi all’unico mezzo certo all’epoca, cioè l’ordinamento giuridico, basandosi comunque sulla dichiarata volontà dell’uomo di accettare come proprio il bambino; il gesto del pater familias che sollevava il piccolo deposto a terra davanti alle sue ginocchia é in tal senso esplicativo.
L’assunzione di responsabilità era quindi una scelta esclusivamente maschile, a volte persino scissa da reali legami di sangue, su cui le donne nulla potevano, essendo loro negata ogni possibilità legale di richiedere il riconoscimento paterno.
La tutela degli interessi economici della famiglia e ancor più il desiderio di concedere agli uomini la possibilità di controllare la legittimità della propria progenie (cosa tra l’altro in realtà impossibile per ovvii motivi) relegarono per secoli in un angolo buio le naturali esigenze delle madri e dei nuovi nati.
Solo agli inizi del ‘900, in seguito alla scoperta dei gruppi sanguigni e alla diffusione delle analisi ematologiche, si iniziò a dare un fondamento scientifico attendibile alle indagini sulla paternità; le leggi però furono al solito più lente della scienza, poiché a lungo rimase nella nostra legislazione la proibizione della ricerca della paternità. Fu solo nel 1948 durante l’elaborazione della Carta Costituzionale, che vennero gettate le basi di un sostanziale cambiamento del diritto di famiglia, affermando il principio che le colpe dei genitori non devono ricadere sui figli ed equiparando tutti i bambini, legittimi e illegittimi, davanti alla legge.
Bisognerà però aspettare fino al 1975 per vedere approvata, dopo mille polemiche, una vera riforma del diritto di famiglia; appena in tempo, perché proprio in quegli anni una nuova scoperta della medicina, il DNA, sarebbe venuta a sconvolgere tutte le regole precedenti, dando per la prima volta nella storia degli uomini la certezza della propria discendenza.
Il lavoro dei tribunali venne così a ridursi alla constatazione dei risultati di semplici e precise analisi mediche; si era finalmente risolto un millenario problema o invece, come scrive Giulia, si trattava di una vittoria di Pirro?
Chiediamoci allora cosa é dunque successo in questi ultimi anni che possa ricondurci a situazioni incerte e controverse che speravamo di esserci lasciate alle spalle.
Gli enormi progressi della medicina a cui dobbiamo la scoperta del DNA, hanno portato anche alla possibilità di dare la vita a piccoli nati con metodi diversi da quello tradizionale, quali l’inseminazione artificiale e quella eterologa; un numero sempre maggiore di bambini nei paesi occidentali viene ora al mondo grazie a queste tecniche. Inoltre a causa dei cambiamenti in atto nella morale e nel costume, in seguito a divorzi, separazioni e nuove convivenze ci troviamo spesso davanti a situazioni di pluralità nelle figure genitoriali.
Chi é dunque il padre?
“Padre é colui che fornisce i geni o chi si prende cura del nato? Chi lo alleva, trasmettendogli nome e patrimonio, o chi invece gli permette di nascere? L’incertezza che per secoli aveva circondato la figura (prescindendo dalla breve parentesi del DNA) era meno confusa della situazione in cui veniamo a trovarci oggi.”
Dobbiamo quindi tornare a considerare l’importanza del ruolo, prioritario rispetto al mero dato biologico. É quindi al diritto che dobbiamo di nuovo rivolgerci, in cerca di sostegno per dirimere situazioni intricate, con un ritorno all’antico che forse invece é solo una riaffermazione di quanto nella vita degli uomini siano importanti le valutazioni di ordine etico e razionale, rispetto a considerazioni basate solo su legami fisici e naturali.